Rotari
Rotari | |
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Rotari in una copia del Codex Legum Longobardorum dell'XI secolo | |
Re dei Longobardi Re d'Italia[1] | |
In carica | 636 – 652 |
Predecessore | Arioaldo |
Successore | Rodoaldo |
Nascita | Brescia, 606 |
Morte | 652 |
Casa reale | Arodingi |
Coniuge | Gundeperga |
Figli | Rodoaldo |
Religione | Arianesimo |
Rotari (in latino Rothari, citato anche come Chrotharius[2]; Brescia, 606 – 652) è stato re dei Longobardi e re d'Italia dal 636 al 652.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Già duca di Brescia, ariano[3], apparteneva alla stirpe degli Arodingi, termine che potrebbe indicare la discendenza da una popolazione, gli Arudi, anticamente stanziata nello Jutland. Ascese al trono nel 636 alla morte di Arioaldo, del quale sposò la vedova Gundeperga, cattolica e portatrice del carisma dell'antica dinastia dei Letingi ereditato dalla madre Teodolinda.
Secondo la tradizione, alla morte di Arioaldo i duchi longobardi avrebbero incaricato Gundeperga di scegliere il nuovo re e sposo, secondo una modalità già applicata dalla monarchia longobarda con Rosmunda (che scelse Elmichi, peraltro rifiutato dalla maggioranza dei duchi) e Teodolinda (che scelse Agilulfo, questa volta con largo consenso). Anche la scelta di Gundeperga - presumibilmente pilotata dai duchi - ebbe successo. Rotari rinnovò pertanto la formula di un re ariano affiancato da una regina cattolica, che, dai tempi di Teodolinda, assicurava un sostanziale equilibrio nel Regno e una politica di tolleranza.
Rotari condusse numerose campagne militari, che portarono quasi tutta l'Italia settentrionale sotto il dominio del regno longobardo. Ciò fu possibile in quanto l'Impero Bizantino attraversava una grave crisi interna, che lo distoglieva dall'Occidente. Rotari, pertanto, conquistò (642) la Liguria (compresi il capoluogo Genova e Luni) e Oderzo. Tuttavia, neppure la schiacciante vittoria ottenuta sull'esarca bizantino di Ravenna, sconfitto e ucciso insieme a ottomila suoi uomini presso il fiume Panaro, fu sufficiente a sottomettere l'Esarcato.
La memoria di Rotari è legata soprattutto al celebre Editto, promulgato nel palazzo Reale di Pavia[4] alla mezzanotte tra il 22 novembre ed il 23 novembre 643, con il quale codificò il diritto longobardo rimasto fino ad allora legato alla trasmissione orale. L'Editto apportò significative innovazioni, come la sostituzione dell'antica faida (vendetta privata) con il guidrigildo (risarcimento in denaro), e limitò fortemente il ricorso alla pena capitale.
Governò con energia e colpì con durezza i duchi che gli si opponevano, facendone eliminare molti; questo tuttavia non gli alienò il sostegno e l'affetto del suo popolo, che in lui ammirava il legislatore e, soprattutto, il guerriero. Anche il Ducato di Benevento, che durante il suo regno espanse a sua volta il suo dominio conquistando la Puglia e la città di Salerno, riconobbe l'autorità del re; il duca Arechi inviò alla corte di Milano il proprio figlio ed erede Aione.
Rotari morì nell'anno 652 e, secondo alcuni studi, venne sepolto a Monza, accanto[5] alla basilica di San Giovanni Battista[6], sembra in un luogo diverso dalla moglie, mentre altre ricerche più recenti sostengono che il re venne tumulato nella chiesa di San Giovanni Domnarum[4][7] (fondata dalla moglie Gundeperga) o nella chiesa di San Giovanni in Borgo a Pavia[8][9][10].
Poco dopo la sua morte la sua tomba venne aperta nottetempo e gli ornamenta furono rubati[11]. Paolo Diacono narra anche della punizione sovrannaturale del ladro[12][13].
A Rotari succedette il figlio Rodoaldo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Nel prologo del suo Editto Rotari si qualificò come il 17º Re dei Longobardi (septimodecimum rex gentis Langobardorum). Il testo dell'Editto è consultabile qui: Leges Langobardorum, su Monumenta Germaniae Historica, p. 1. URL consultato il 2 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2019).
- ^ Fredegario, Chronicarum Libri, IV, 70, su mgh.de, p. 156.
- ^ Giovanni Polara, L' "Età del ferro": il VII secolo- L'Italia, in Letteratura latina tardoantica e altomedievale, Jouvence, p. 163, ISBN 88-7801-069-3.
- ^ a b Azzara.
- ^ "Fu sepolto accanto alla basilica del beato Giovanni Battista [...]"
- ^ L'identificazione della «basilica di San Giovanni Battista» ricordata da Paolo Diacono (IV, 47) è discussa: vi è chi la identifica con la chiesa omonima di Monza e chi, invece, pone la sepoltura a Pavia, capitale del Regno, nella basilica fondata dalla figlia di Agilulfo e Teodolinda e moglie di Rotari, Gundeperga. Cfr. Lida Capo, Commento a Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, p. 526.
- ^ SEPOLTURE E LUOGHI DI CULTO IN ET¿LONGOBARDA: IL MODELLO REGIO (PDF), su bibar.unisi.it. URL consultato il 29 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2021).
- ^ Paolo Diacono, Libro IV, 47, in Antonio Zanella (a cura di), Storia dei Longobardi, Vignate (MI), BUR Rizzoli, pp. 399-401, ISBN 978-88-17-16824-3.
- ^ Paolo de Vingo, Le forme di rappresentazione del potere e le ritualità funerarie aristocratiche nel regno longobardo in Italia settentrionale, in Acta Archeologica Academiae Scientiarum Hungaricae, 2012, n. 63.
- ^ (EN) Piero Majocchi, Piero Majocchi, Sviluppo e affermazione di una capitale altomedievale: Pavia in età gota e longobarda, in Reti Medievali, XI - 2010, 2. URL consultato il 4 maggio 2019.
- ^ Paolo Diacono, Libro IV, 47 Essendo stato sepolto re Rotari presso la Basilica di San Giovanni un ignoto, per malvagia cupidigia, aprì la sua tomba di notte e lo spogliò di ogni ornamento che trovò sul cadavere.
- ^ Ma appena commesso il gesto sacrilego, al ladro apparve la visione di Giovanni Battista che lo atterrì rimproverandolo di aver osato toccare il corpo di colui che, nonostante non credesse «in maniera giusta», gli si era voluto affidare in morte. Come castigo, s. Giovanni interdisse al profanatore ogni futura possibilità di ingresso nella sua chiesa; e, difatti, da quel giorno ogni qual volta l'uomo si provava a varcare la soglia della basilica, veniva prodigiosamente respinto all’indietro come se un pugile invisibile lo avesse colpito con un forte pugno al collo.
- ^ Nel 1989 sono state rinvenute nel Duomo di Monza tre tombe altomedievali con antichi motivi ornamentali, una delle quali è doppia. A differenza delle due trovate vuote (possibili tombe di Teodolinda, Agilulfo e Adaloaldo) la terza era ancora sigillata e conteneva uno scheletro privo di ornamenti. Si è ipotizzato trattarsi delle spoglie di Rotari, V.Maspero, Storia di Monza,Vittone ed., 2007.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Fonti primarie
[modifica | modifica wikitesto]- Paolo Diacono, Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi, cura e commento di Lidia Capo, Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 1992), IV, 42-45.
- Origo Gentis Langobardorum, VI.
- Fredegario, Chronicarum Libri, IV, 70.
Letteratura storiografica
[modifica | modifica wikitesto]- Claudio Azzara, ROTARI, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 88, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017.
- Lidia Capo. Commento a Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, a cura di Lidia Capo, Milano, Lorenzo Valla/Mondadori, 1992, ISBN 88-04-33010-4.
- Paolo Delogu,Il Regno Longobardo, in Storia d'Italia, Torino 1980, vol. I, pp. 54–55.
- Jörg Jarnut, Storia dei Longobardi, traduzione di Paola Guglielmotti, Torino, Einaudi, 1995 [1982], ISBN 88-06-13658-5.
- Alberto Magnani, Gundeperga. Una regina longobarda a Pavia, in "Bollettino della Società Pavese di Storia Patria", 2004.
- Sergio Rovagnati, I Longobardi, Milano, Xenia, 2003, ISBN 88-7273-484-3.
- Ròtari re dei Longobardi, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Rotari
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rotari
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Ròtari re dei Longobardi, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Enrico Besta, ROTARI, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936.
- Rotari, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Rothari, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 32793340 · ISNI (EN) 0000 0000 7857 7492 · CERL cnp00401048 · LCCN (EN) n79035516 · GND (DE) 118819615 |
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