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Requesens

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I Requesens o Requesenz o Requisenz sono una famiglia nobile il cui ramo siciliano discende da un viceré di Sicilia, Bernardo[1][2][3].

Il paese antico di provenienza della famiglia è sconosciuto, alcuni autori sostengono sia la Catalogna, altri la Baviera[2].

Capostipite siciliano è Bernardo, viceré di Sicilia per Alfonso V d'Aragona, dal quale discesero i rami di Pantelleria, Buscemi e Racalmuto[1][2][3]. Un secondo passaggio in Sicilia fu fatto da un Berlingerio generale della flotta di galee di Sicilia che originò il ramo di Sangiacomo in provincia di Ravanusa[1][2][3].

Dalla Sicilia un Calceramo (ovvero Galcerán de Requesens i Joan de Soler) passò in Napoli, originando un ramo da cui discese una Isabella moglie di Ramon Folc III de Cardona-Anglesola.[2]. La coppia ebbe quattro figli, dei quali tuttavia solamente l'ultimo, Fernando de Cardona-Anglesola y de Requesens, II duca di Somma (1521-1571), ebbe discendenza. Isabella è raffigurata nel ritratto di Dona Isabel de Requesens dipinto da Raffaello Sanzio.

Diversi esponenti ebbero varie cariche in Sicilia sia civili che ecclesiastiche, prevalentemente in Messina e Palermo, tra le quali quelle di vicario, senatore, deputato ed un Luigi ed un Bernardo furono strategoti di Messina nonché Grandi Cancellieri del Regno.

Complessivamente la famiglia possedette due principati, undici contee e ventidue feudi; contrasse parentele, tra le altre, con gli Avarna, i Del Balzo, i Branciforte, i Caracciolo, i Carafa, i Del Carretto, i Colonna, i Gaetani, i Gravina, i Grifeo, i Moncada, i Naselli, i Tagliavia, i Ventimiglia e gli Zuniga.

Arma: Inquartato: nel 1° e 4° d'azzurro, a tre torri d'oro poste 1, 2; nel 2 e 3° d'oro a quattro pali di rosso e la bordura dentata d'oro[4]. Alias: Inquartato: nel 1 e 4° palato di rosso e d'argento; nel 2° e 3° d'azzurro, a tre torri d'argento, e la bordura dello scudo d'argento[4].

  1. ^ a b c d Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia: ossia, Raccolta araldica pagina 323 (TXT), Visconti & Huber, 1875.
    «Intanto ella fece in Sicilia due passaggi, uno per un Bernardo Requesens, venuto col carico di viceré sotto Alfonso d'Aragona, e fu progenitore dei principi di Pantelleria, conti di Buscemi e di Ragalmuto»
  2. ^ a b c d e f g Berardo Candida-Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia volume III pagina 176, Arnaldo Forni, ristampa anastatica, 1995.
    «Questa famiglia fu portata due volte in Sicilia: la prima da Bernardo Requesens che vi andò nel 1439, viceré per re Alfonso I d'Aragona; egli fu il ceppo dei Requesens principi di Pantelleria e conti di Buscemi e Regalmuto. [...] Calceramo Requenses si stabilì in Napoli e fu ceppo dei Conti di Avellino e di Trivento e signori di Ruvo, i quali si estinsero nel 1506 in Isabella maritata al conte Raimondo di Cardona»
  3. ^ a b c Giovanni Battista di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti volume II pagina 411, Arnaldo Forni, ristampa anastatica, 2011.
    «[...] fu portata in Sicilia 1° da Bernardo che vi andò nel 1439 viceré per re Alfonso I d'Aragona e che fu il ceppo dei Requenses principi di Pantelleria e conti di Buscemi e Regalmuto 2° da Berlingario generale della squadra delle galere di Sicilia, dal quale discesero i Requenses baroni di S. Giacomo»
  4. ^ a b Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, A. Reber, 1912.
  • Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia: ossia, Raccolta araldica, Visconti & Huber Editore, 1875
  • Giovanni Battista di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti volume II pagine 441, Arnaldo Forni Editore, ristampa anastatica, 2011
  • Berardo Candida-Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia volume III pagine 176-178, Arnaldo Forni Editore, ristampa anastatica, 1995
  • Ricci, Vittorio. La Monarchia Cattolica nel governo degli Stati Italiani. Il ruolo dei fratelli Luis de Requesens e Juan de Zúñiga, cavalieri di Santiago. Francesco Ciolfi Editore, Cassino maggio 2011.

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