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Ragazzo di borgata

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Ragazzo di borgata
Una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1976
Durata106 min
Generecommedia
RegiaGiulio Paradisi
SoggettoLucio Battistrada, Giulio Paradisi, Alfredo Giannetti
SceneggiaturaLucio Battistrada, Giulio Paradisi, Alfredo Giannetti
ProduttoreFiliberto Bandini
Casa di produzioneRegisti pubblicitari associati
MontaggioGiulio Paradisi
MusicheCarlo Savina su temi originali di Nino Rota
ScenografiaFranco Velchi Pellecchia
Interpreti e personaggi

Ragazzo di borgata è un film italiano del 1976 diretto da Giulio Paradisi.

Il sedicenne Ettore, figlio di un modesto operaio, riempie le sue giornate con gli amici della borgata effettuando scippi che non lo appagano per i bottini sempre modesti. A scuola, al contrario, è a contatto con numerosi ragazzi di famiglie altolocate, ed in particolare con Camillina, figlio di un noto chirurgo, e queste frequentazioni lo convincono che il denaro sia tutto nella vita, e che per accumularlo si debba intraprendere la strada della disonestà, ma in grande stile.

Quando suo padre viene arrestato per un furto male organizzato decide di lasciare la scuola e si fa assumere come cameriere in un bar frequentato da personaggi di ogni tipo che, anche grazie ad una rapina in una banca dove si è recato a consegnare delle consumazioni, lo radicano sempre di più nelle sue convinzioni. Le informazioni che accumula nelle case e negli uffici durante il servizio gli sono utili quando il padre, finalmente scarcerato, lo fa tornare sulla strada del furto. Mentre Ettore continua a lavorare nel bar suo padre compie una serie di grossi furti.

Con il ricavato la famiglia Colantuoni mette su un lussuoso bar. È finita la miseria, ma forse non è iniziata la felicità.

«C'è tutto lo spirito e la filosofia di Roma e dei romani, in questo film che parte dalle borgate e arriva a sfiorare i classici posti-cartolina della città eterna. C'è un ragazzo dal sorriso impunito che sembra legato a un destino di ignoranza e imbrogli da poco, capace di duellare col padre quarantaduenne, ladruncolo di scarse capacità. E così, grazie al contributo di Sergio Citti, la tragedia metropolitana si trasforma in commedia, regalando qualche sorriso meno amaro del solito.»

Collegamenti esterni

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