Pietro Quaroni
Pietro Quaroni (Roma, 3 ottobre 1898 – Roma, 11 giugno 1971) è stato un diplomatico italiano, presidente della Rai dal 29 maggio 1964 al 12 aprile 1969.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nasce da una famiglia di origine ossolana, precisamente del paese di Anzino, in Valle Anzasca. Suo fratello è l'architetto Ludovico. Studia all'Istituto Massimiliano Massimo e si laurea in giurisprudenza all'Università di Roma, nel 1919[1]. Oltre alle lingue occidentali, Pietro conosce il russo, il serbo-croato e l'albanese[2]. Entra nella carriera diplomatica nel 1920[3] ed è destinato a Costantinopoli, dove resta fino al 1923.
Dopo altri due anni a Buenos Aires, nel 1925 è trasferito a Mosca e poi, nel 1931, a Tirana[1]. Nel 1932 è nominato Capo dell'Ufficio I della Direzione affari politici del Ministero degli esteri[1]. Nel 1935 è inviato come esperto alla Conferenza di Stresa[3]. Contemporaneamente, sul settimanale Affari Esteri, esprime il suo dissenso alla politica di Mussolini, circa il ritiro dell'Italia dalla Società delle Nazioni[2]. Per tale motivo, nel settembre del 1935, è allontanato dal ministero e trasferito prima a Salonicco, quale console generale, poi in Afghanistan (1936), quale ministro plenipotenziario italiano[2].
Rimane otto anni a Kabul, in una posizione difficile e pressoché isolato. In questo periodo Quaroni si impegna per fare dell'Afghanistan una base di influenza italiana nell'Asia centrale. [4] Nel maggio del 1944, dopo il ristabilimento dei rapporti diplomatici con l'URSS da parte del governo Badoglio, è promosso ambasciatore italiano a Mosca. Nel gennaio del 1946, da Mosca, esprime alcune considerazioni circa l'inopportunità che l'Italia prenda parte attiva alla punizione dei criminali di guerra germanici, onde evitare l'appoggio sovietico ad analoghe richieste già presentate da Jugoslavia, Etiopia, Grecia e Albania per i presunti criminali di guerra italiani[5].
In una nota del successivo mese di luglio, esprime al direttore degli Affari politici, Vittorio Zoppi, il rammarico per il disinteressamento anglo-statunitense a una possibile consegna dei criminali italiani alle Nazioni richiedenti[6]. Il 30 novembre 1946 è nominato ambasciatore a Parigi, ove rimane per ben dodici anni, sino al 13 giugno 1958. Durante il periodo della sua permanenza a Parigi svolge un ruolo di primo piano quale consigliere politico del Ministro degli Esteri De Gasperi nella negoziazione del trattato di pace e del reinserimento dell'Italia nella vita internazionale[2].
Nel 1952 è insignito dell'onorificenza di Cavaliere di Gran croce al Merito della Repubblica dal Presidente Luigi Einaudi. È uno dei due invitati italiani (l'altro è Alcide De Gasperi) al primo incontro tenuto dal Gruppo Bilderberg, nei giorni dal 29 al 31 maggio 1954, presso Oosterbeek nei Paesi Bassi. Dal 1958 al 1961 è ambasciatore a Bonn, presso la Repubblica Federale Tedesca e, dal 1961 al 1964 ambasciatore a Londra. Nel 1964, dopo aver abbandonato la carriera diplomatica, viene nominato Presidente della RAI, restando in carica sino al 1969, poi della Croce Rossa Italiana[3]. È stato un brillante conferenziere e autore di pregevoli studi di storia delle relazioni internazionali.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze italiane
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Pietro Quaroni, scheda biografica
- ^ a b c d Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
- ^ a b c Enciclopedie on line
- ^ Luciano Monzali, Un re afghano in esilio a Roma. Amanullah e l’Afghanistan nella politica estera italiana 1919-1943, Firenze, Le Lettere, 2012, ISBN 9788860876010.
- ^ Telespresso n.12/6 del 7 gennaio 1946
- ^ Prot. Ambasciata d'Italia a Mosca n. 1416 del 15 luglio 1946
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Pietro Quaroni, Ricordi di un ambasciatore, Milano, 1954.
- Pietro Quaroni, Aspetti della diplomazia contemporanea, Venezia, Officine grafiche Carlo Ferrari, 1956. URL consultato il 24 giugno 2015.
- Pietro Quaroni, Valigia diplomatica, Milano, 1956
- Pietro Quaroni, L'Europa al bivio, Milano, 1965.
- Pietro Quaroni, Il Patto Atlantico: sicurezza nella libertà, Roma, 1966.
- Pietro Quaroni, Problemi della politica del nostro tempo, Milano, 1966
- Pietro Quaroni, Russia e Cina, Milano, 1967.
- Pietro Quaroni, La Politica estera italiana Dal 1914 al 1945, a cura di Luciano Monzali, Roma, Società editrice Dante Alighieri, 2018, ISBN 978-8853446008.
- Pietro Quaroni (PDF), Roma, Collana Testi Diplomatici, MAE - Servizio Storico e Documentazione, 1973. URL consultato il 7 marzo 2022.
- Stefano Baldi (a cura di), Un ricordo di Pietro Quaroni, Roma, UNAP Press. Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, 2014. URL consultato il 30 dicembre 2020.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietro Quaroni
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Quaróni, Pietro, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- QUARONI, Pietro, in Enciclopedia Italiana, III Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961.
- Quaróni, Piètro, su sapere.it, De Agostini.
- Gerardo Nicolosi, QUARONI, Pietro, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 85, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016.
- Opere di Pietro Quaroni, su MLOL, Horizons Unlimited.
- La valigia di Pietro Quaroni, su emgiordana.blogspot.it.
- Schede bibliografiche dei libri di Pietro Quaroni in Stefano Baldi - Penna del Diplomatico. Libri Pubblicati da Diplomatici italiani
- Foto di Pietro Quaroni in Immaginario Diplomatico - Raccolta di foto storiche su diplomatici italiani a cura di Stefano Baldi
- SWR: Intervista Pietro Quaroni 30.10.1958 al minuto 3:42
Controllo di autorità | VIAF (EN) 74648443 · ISNI (EN) 0000 0001 2212 6032 · SBN RAVV004320 · LCCN (EN) no2012107028 · GND (DE) 118743074 · BNF (FR) cb11031988w (data) · J9U (EN, HE) 987007426349605171 · CONOR.SI (SL) 24951907 |
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