Vai al contenuto

Massimo Dallamano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Massimo Dallamano (Milano, 17 aprile 1917Roma, 4 novembre 1976) è stato un regista e direttore della fotografia italiano.

Nei crediti di alcuni film compare con gli pseudonimi Max Dillman[1] o Max Dillmann.[2]

Inizia l'attività come aiuto operatore alla cinepresa, poi come operatore in alcuni documentari, Nel 1945 si trova a Milano con il regista Gianni Vernuccio, a Piazzale Loreto, ed ha la possibilità di filmare il cadavere di Benito Mussolini, con la Petacci e gli altri gerarchi fucilati a Dongo. Nel dopoguerra Dallamano entrò nel mondo del cinema come direttore della fotografia, e in questa veste partecipò anche ai primi due spaghetti-western di Sergio Leone, Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più, con lo pseudonimo Jack Dalmas[3]

Esordì nella regia nel 1968, dirigendo lo spaghetti-western Bandidos. In seguito diresse La morte non ha sesso e Il dio chiamato Dorian, quindi nel 1969 girò Venere in pelliccia, film molto censurato che uscì in Italia solo nel 1973, con il titolo Venere nuda, per essere infine riedito con il titolo Le malizie di Venere, ampiamente tagliato[3]. Dopo questo film Dallamano girò il giallo Cosa avete fatto a Solange?, ambientato a Londra.

Nella capitale inglese girò anche il poliziesco Si può essere più bastardi dell'ispettore Cliff?, quindi diresse due drammi erotici, Innocenza e turbamento e La fine dell'innocenza. Tornò quindi al poliziesco, contaminandolo con il giallo, con La polizia chiede aiuto. Nel 1975 diresse Il medaglione insanguinato, poi l'anno dopo Quelli della calibro 38, che fu il suo ultimo film. Dallamano morì in un incidente stradale alla fine delle riprese del film: aveva 59 anni.

Sceneggiatore

[modifica | modifica wikitesto]

Direttore della fotografia

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ a b Locandina di Bandidos, su film.tv.it.
  2. ^ a b Locandina de Le malizie di Venere, su film.tv.it.
  3. ^ a b Ettore Ridola, Massimo Dallamano: Tutti i colori del genere, su Nocturno.it, 23 luglio 2010. URL consultato il 3 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN44505695 · ISNI (EN0000 0001 1944 6051 · SBN UBOV736584 · Europeana agent/base/45775 · LCCN (ENno2007066011 · GND (DE140793445 · BNE (ESXX1297180 (data) · BNF (FRcb14090598h (data) · J9U (ENHE987007425201205171