Ghiannis Ritsos
Ghiannis Ritsos[1][2] (in greco: Γιάννης Ρίτσος; Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990) è stato un poeta greco.
Ritsos è considerato uno dei più grandi poeti greci del ventesimo secolo, insieme a Konstantinos Kavafis, Kostis Palamas, Giorgos Seferis ed Odysseas Elytīs. Il poeta transalpino Louis Aragon, prefacendo l'edizione francese di Pietre Ripetizioni Sbarre (Gallimard, Parigi 1971)[3], ha sostenuto che Ritsos fosse «il più grande poeta vivente di questo tempo che è il nostro»[4]. Ritsos è stato proposto 9 volte, senza successo, per il Premio Nobel per la Letteratura. Quando il poeta vinse il Premio Lenin per la pace, assegnatogli nel 1975-76, egli dichiarò che "questo premio è più importante per me rispetto al Premio Nobel".
La sua poesia è stata spesso vietata in Grecia durante le fasi di regime autoritario per le idee di sinistra del poeta e la sua vicinanza politica al partito comunista greco (KKE). Le maggiori opere del poeta includono Trattore (1934), Piramidi (1935), Epitaffio (1936) e Veglia (1941–1953).
Ritsos ha principalmente scritto poesie dall'intento politico, "servendo il comunismo con la sua arte". Una delle sue poche opere che differiscono da questo tema politico è La sonata al chiaro di luna.
«Lo so, ciascuno cammina solo verso l'amore,
solo verso la gloria e la morte.
Lo so. L'ho provato. Non giova a niente.
Lasciami venire con te.»
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato il 1º maggio 1909 a Monemvasia, nel Peloponneso, Ritsos è il quarto e ultimo figlio di una famiglia di proprietari terrieri[6]. Bambino precoce, inizia a scrivere i suoi primi componimenti all'età di otto anni, coltivando al contempo la passione per la musica e la pittura, forme d'arte alle quali resterà fedele per l'intera sua vita[6]. L'infanzia e la giovinezza di Ghiannis, tuttavia, sono presto scosse da lutti e malattie: il fratello e la madre moriranno di tubercolosi, mentre il padre (consumato dalla ludopatia, che costerà alla famiglia il disastro economico) e la sorella finiranno ricoverati in un istituto psichiatrico[6]. Desideroso di ricevere un'istruzione universitaria, si trasferisce, nel 1925, ad Atene, ma, a causa delle scarse sostanze economiche, è costretto a rinunciare agli studi. Per vivere, dunque, Ghiannis si impiega come dattilografo e come copista per una banca. Colpito, nel 1926, dalla tubercolosi, trascorre tre anni in sanatorio, durante i quali matura la sua adesione al marxismo[6]. Dimesso dal sanatorio, si impegna nella direzione della sezione artistica di un'organizzazione legata al Partito Comunista, curando gli allestimenti teatrali di spettacoli cui prenderà parte anche come attore[6]. E alla carriera attoriale si dedicherà, a partire dal 1933, per diversi anni, svolgendo attività di ballerino e di comparsa nel teatro ateniese di Kypseli e in quello Nazionale, senza rinunciare all'impegno politico e alla prediletta vocazione poetica[6]. Così, nel 1934, vede la luce la raccolta Trattore seguita subito, già nel 1935, da un'altra intitolata Piramidi. Le raccolte, di contenuto sociale, sono entrambe caratterizzate — come ha evidenziato Nicola Crocetti — da una forte «ispirazione umanitaria»[6].
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Raccolte poetiche
[modifica | modifica wikitesto]Scrittore particolarmente prolifico, Ritsos è autore di circa 150 raccolte poetiche, oggi ricomprese, per i tipi dell'editore ateniese Kedros, in quattordici volumi (ciononostante, molte sono ancora le opere inedite, alcune delle quali irrimediabilmente perdute, perché distrutte dallo stesso Ritsos)[7]. Fra le raccolte più significative, si distinguono:
- Trattore, 1934
- Piramidi, 1935
- Epitaffio, 1936
- Il canto di mia sorella, 1937
- Sinfonia di primavera, 1938
- La marcia dell'oceano, 1940
- Vecchia mazurca in ritmo di pioggia, 1943
- Prova, 1943
- Veglia, 1954
- Epitaffio e Makronissos, 1956
- La sonata al chiaro di luna, 1956
- Dodici poesie per Kavafis, 1963
- Filottete, 1965
- Oreste, 1966
- Elena, 1972
- Crisotemi, 1972
- Ismene, 1972
- Diciotto canzonette per la patria amara, 1973
- Poesie di carta, 1974
- Portineria, 1976
- Fedra, 1978
Prose
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1984 al 1986, Ristos si è dedicato alla pubblicazione, sempre per l'editrice Kedros, di 9 volumi di prose, intitolati Iconostasi di Santi anonimi (Εικονοστάσιο Ανωνύμων Αγίων).
Traduzioni in italiano
[modifica | modifica wikitesto]- Erotica, trad. di Nicola Crocetti, Milano, Crocetti, 2002
- Il funambolo e la luna, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Ezio Savino, Milano, Crocetti, 2005
- Delfi: la sonata al chiaro di luna, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Moni Ovadia, Milano, Crocetti, 2012
- Quarta dimensione, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Ezio Savino, Milano, Crocetti, 2013
- Il loggione, trad. ed introd. di Maria Carausi, Aiora edizioni, Atene, 2018
- Parte della produzione dell'autore è ricompresa nella crestomazia, curata da Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani, Poeti greci del Novecento, traduzioni di Filippo Maria Pontani, Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani, Milano, Mondadori, 2010, pp. 835-957, ISBN 978-88-04-48935-1.
- Ghiannis Ritsos, Pietre, ripetizioni, sbarre. Poesie 1968-1969, a cura di Nicola Crocetti, prefazione di Louis Aragon [1971], traduzione dal greco di Nicola Crocetti, Milano, Feltrinelli, 1978, ISBN non esistente.
- Antologia ripubblicata nel 2004, per i tipi dell'editore Crocetti di Milano, ISBN 88-8306-077-6.
Premi e riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Notizie biografiche, bibliografie e note ai testi sono riportate in Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani (a cura di), Ghiannis Ritsos, in Poeti greci del Novecento, traduzioni di Filippo Maria Pontani, Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani, Milano, Mondadori, 2010, pp. 1776-1883, ISBN 978-88-04-48935-1.
- Andrea Galgano, Ghiannis Ritsos. Il funambolo febbrile, in "Mosaico", Roma, Aracne, 2013, pp. 393-398.
- Bruno Lavagnini, Ritsos, Vrettakos, in La letteratura neoellenica, Firenze, Sansoni, 1969 [1954], pp. 223-225, ISBN non esistente.
- Costantino Sangiglio, Jannis Ritsos, Firenze, La Nuova Italia, 1975.
- Simona Vinci, La prima verità, Torino, Einaudi, 2017.
- Mario Vitti, Ritsos, da proletario in rivolta a giocoso cantore della vita; Le opere successive di Ritsos, in Storia della letteratura neogreca, Venezia, Cafoscarina, 2016 [1971], pp. 325-326; 342-343, ISBN 978-88-7543-400-7.
- (EN) Late Into the Night: The Last Poems of Yannis Ritsos, trad. Martin McKinsey (Oberlin College Press, 1995). ISBN 0-932440-71-1.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Jannis Ritsos
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Jannis Ritsos
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Ritsos, Ghiànnis, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Mario Vitti, RITSOS, Iannis, in Enciclopedia Italiana, IV Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1981.
- (EN) Yannis Ritsos, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Ghiannis Ritsos, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Ghiannis Ritsos, su IMDb, IMDb.com.
- (DE, EN) Ghiannis Ritsos, su filmportal.de.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 116860933 · ISNI (EN) 0000 0001 2148 6423 · SBN CFIV023865 · Europeana agent/base/82250 · LCCN (EN) n80037051 · GND (DE) 118788957 · BNE (ES) XX1089834 (data) · BNF (FR) cb119220671 (data) · J9U (EN, HE) 987007522141305171 · NDL (EN, JA) 00473821 · CONOR.SI (SL) 12722531 |
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