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Conflitto di Papua

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Conflitto di Papua
parte della guerra fredda (dal 1962 al 1991)
Bintang Kejora, "stella del mattino", bandiera della Papuasia Occidentale
Data1º ottobre 1962 - in corso
LuogoNuova Guinea, Indonesia
Casus belliindipendentismo papuano
EsitoIn corso
Schieramenti
Indonesia (bandiera) Indonesia
Supportato da:
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (1969 - 1992)
Gruppi paramilitari anti-separatisti
Organasi Papua Merdeka
Supportato da:
Libia (1987 - 2011)[1]
Effettivi
SconosciutoCirca 1 000 unità[2]
Perdite
In totale circa 100 000 morti[3]
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Il conflitto di Papua è uno scontro armato, tuttora in corso ma a bassa intensità che ha luogo nelle province di Papua e Papua Occidentale nella Nuova Guinea Occidentale, in Indonesia.

Le parti coinvolte sono il Movimento per l'indipendenza del Papua e il governo indonesiano.

Dopo la fine della Rivoluzione nazionale indonesiana, i Paesi Bassi accettarono di riconoscere l'indipendenza dell'Indonesia con l'eccezione della Nuova Guinea.[4] Il motivo era legato a ragioni etniche, ed i Paesi Bassi decisero di continuare a controllare il territorio fino a quando non sarebbe stato in grado di autogestirsi.[5]

Dal 1950 in poi le potenze olandesi e occidentali concordarono che i papuani dovessero divenire Stato indipendente ma a causa della preoccupazione dell'amministrazione Kennedy di mantenere l'Indonesia schierata dalla parte statunitense nella guerra fredda, gli Stati Uniti fecero pressione sugli olandesi per sacrificare l'indipendenza di Papua e trasferire il territorio all'Indonesia. Nel 1962, i Paesi Bassi cedettero il territorio all'Indonesia firmando l'accordo di New York, dando così inizio al conflitto indipendentista papuano.[6] Fin da subito, avvennero aggressioni, attentati e violenze contro la popolazione favorevole all'indipendenza e alle minoranze etniche, più volte il Governo indonesiano è stato accusato di crimini contro l'umanità.[7] In risposta alle violenze subite, miliziani separatisti iniziarono ad attaccare postazioni militari e assaltare poliziotti. L'esercito rispose a sua volta bombardando le aree nelle quali risiedevano un maggior numero di miliziani indipendentisti e bruciando anche diversi villaggi nei quali c'erano più simpatizzanti dell'OPM, uccidendo migliaia di persone, soprattutto civili.[6] Tra gli scontri più violenti avvenuti tra i miliziani vi fu lo scontro a Manokwari che provocò 54 vittime.[8] In seguito, dal 14 luglio fino al 2 agosto 1969, vennero indette delle votazioni per decidere il futuro del territorio: il risultato fu a favore dell'integrazione, anche se i partecipanti furono poco più di un migliaio.[9][10] Dopo la fine delle votazioni, avvennero diverse manifestazioni per richiedere un nuovo referendum. Alcuni gruppi indipendentisti contestarono il risultato affermando che le votazioni fossero truccate.[11]

  1. ^ (EN) Libyan terrorism: the case against Gaddafi. - Free Online Library, su thefreelibrary.com.
  2. ^ (EN) Major Arm Fence D Maran, Anatomy of Separatists (PDF), Indonesian intelligence, 2008. URL consultato il 22 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2011).
  3. ^ (EN) R. G. Crocombe, Asia in the Pacific Islands: Replacing the West, Suva, Fiji, IPS Publications, University of the South Pacific, 2007, p. 287, ISBN 9789820203884.
  4. ^ (EN) Bilveer Singh, Papua: Geopolitics and the Quest for Nationhood, Transaction Publishers, 2008, pp. 61–64.
  5. ^ (EN) Christian Lambert Maria Penders, The West New Guinea Debacle: Dutch Decolonization and Indonesia, 1945–1962, Honolulu, University of Hawaii Press, 2002, p. 154, ISBN 0824824709.
  6. ^ a b (EN) Bertil Lintner, Papuans Try to Keep Cause Alive, Jakarta Globe, 21 gennaio 2009. URL consultato il 9 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2014).
  7. ^ (EN) Philippe Pataud Celerier, Autonomy isn't independence; Indonesian democracy stops in Papua, in Le Monde Diplomatique, giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2011).
  8. ^ (EN) The Past That Has Not Passed: Human Rights Violations in Papua Before and After Reformasi (PDF), su ictj.org, International Center for Transitional Justice, p. 13. URL consultato il 4 novembre 2019.
  9. ^ Breaking Free From Betrayal, in New Internationalist, 5 novembre 1999. URL consultato il 4 aprile 2019.
  10. ^ (EN) 48 years since the Act of No Choice, su freewestpapua.org, Free West Papua Campaign, 2 agosto 2017. URL consultato il 4 aprile 2019.
  11. ^ Hidayat, Mochamad S., The Act of Free Choice: a retrospective look, New York, Summer 2003. URL consultato l'8 agosto 2021 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2011).

Voci correlate

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