Vai al contenuto

Borvo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nel politeismo celtico e lusitano, Borvo (chiamato anche Bormo, Bormanus, Bormanicus, Borbanus, Boruoboendua, Vabusoa, Labbonus o Borus) fu una divinità della salute associata all'acqua sorgiva gorgogliante.[1]

Centri di culto

[modifica | modifica wikitesto]

In Gallia fu particolarmente adorato a Bourbonne-les-Bains, nel territorio dei Lingoni, dove sono state ritrovate dieci iscrizioni relative a lui. Esistono altre due iscrizioni, una proveniente da Entrains-sur-Nohain[2] e l'altra da Aix-les-Bains in Gallia Narbonense.[3] Le tavolette votive relative a Borvo dimostrano che coloro che effettuavano le offerte chiedevano salute per se stessi o per altri.[1] Molti dei siti in cui sono state rinvenute offerte a Borvo si trovano in Gallia: nel Drôme a Aix-en-Diois, nelle Bocche del Rodano a Aix-en-Provence, nel Gers a Auch, nell'Allier a Bourbon-l'Archambault, in Savoia a Aix-les-Bains, nel Saona e Loira a Bourbon-Lancy, in Alta Marna a Bourbonne-les-Bains e in Nièvre a Entrains.[4] Alcuni reperti sono stati dissotterrati anche nei Paesi Bassi ad Utrecht, dove viene chiamato Boruoboendua Vabusoa Labbonus, ed in Portogallo a Caldas de Vizella ed a Idanha a Velha, dove è chiamato Borus ed identificato con Mars.[4] Ad Aix-en-Provence lo si chiama Borbanus e Bormanus, a Caldas de Vizella in Portogallo veniva adorato come Bormanicus,[4] ed a Burtscheid e Worms in Germania era Borbetomagus. In Italia lo troviamo in molti luoghi in area gallica e celto-ligure ad esempio alle origini della città di Bormio, per la presenza di fonti termali poi utilizzate dai Romani e del nome del fiume Bormida tra Liguria e Piemonte.

In tutti i suoi centri di culto dove viene assimilato ad una divinità romana, Borvo viene equiparato ad Apollo.[4] Molti dei locali venivano identificati con Apollo per il fatto di essere dei della salute.[1] Aveva punti in comune con la dea Sirona, la quale era anch'essa una dea della salute e dell'acqua sorgiva,[5] ma i due sono chiaramente distinti. Tra le varianti del suo nome vi sono Bormo e Bormanus (in Gallia) e Bormanicus (in Portogallo). I nomi Bormanus, Bormo e Borvo si trovano sulle iscrizioni come nomi di fiumi o di dèi delle fonti.[6]

Divinità correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Borvo è spesso associato ad una divinità consorte. Otto iscrizioni citano la dea Damona, tra cui la CIL 13, 05911

«Deo Apol/lini Borvoni / et Damonae / C(aius) Daminius / Ferox civis / Lingonus ex / voto»

In altre zone, la moglie di Borvo è la dea Bormana. Bormana era in alcune zone venerata indipendentemente dalla sua controparte maschile.[7] Gli dei come Borvo o altri, equiparati ad Apollo, proteggevano le sorgenti d'acqua, ed erano spesso associati a dee nel ruolo di marito o figlio.[6] Si trova nel Drôme a Aix-en-Diois con Bormana ed in Saona e Loira a Bourbon-Lancy e nell'Alta Marna a Bourbonne-les-Bains con Damona, accompagnato dal ‘candido spirito’ Candidus nel Nièvre a Entrains.[4] Nei Paesi Bassi ad Utrecht, come Boruoboendua Vabusoa Lobbonus, si trova in compagnia di un Ercole celtico, Macusanus e Baldruus.[4]

Le varianti Borus ~ Borvo ~ Bormo ~ Bormanus sembrano derivare dalla radice *boru-. Questa radice a sua volta sarebbe una variante del protoceltico *beru- ‘bollire’ e potrebbe aver significato ‘gorgogliare’. Parente stretto di questi nomi è il gallese berw ‘bollente’,[1] ed il goidelico bruich, ‘bollire, cuocere’.[8] I termini sono varianti della base protoindoeuropea *bhreue- ‘bollire, essere effervescente’ (cfr. Skt. Bhurnih ‘violento, passionale,' Gk. Phrear ‘pozzo, sorgente,' L. fervere ‘bollire, schiuma’, Thracian Gk. Brytos ‘liquore fermentato prodotto con l'orzo;' O.E. beorma ‘lievito;' O.H.G. brato ‘carne arrosto’ ) da cui deriva anche il termine inglese brew.[9] Le forme protoceltiche delle varianti del nome furono probabilmente *Boru-s, *Borwon-, *Borumāno-s e *Borumān-iko-s, ed i nomi probabilmente significavano ‘bollitore’. La base di questi nomi è anche la fonte del nome del fiume Barrow. In irlandese il fiume si chiama fiume Bearú, il ‘bollitore’ e nella mitologia irlandese fu Dian Cecht, un grande guaritore di Túatha Dé Danann, che per primo fece 'bollire' il fiume.[10] *Borvo- è la base da cui Macbain ricostruisce il termine irlandese borbhan, e che associa in seguito anche al gallese berw, ‘bollire’, al francese Bourbon ed al latino fervo, ‘bollire’.[11]