Leninopad
Il termine Leninopad (in ucraino Ленінопад?; in russo Ленинопад?), che letteralmente significa "pioggia di Lenin",[1] indica la demolizione dei monumenti dedicati al politico e rivoluzionario russo Lenin situati in Ucraina. Questa demolizione iniziò durante la dissoluzione dell'Unione Sovietica e continuò in piccola parte negli anni 1990, soprattutto nelle città ucraine dell'ovest, anche se nel 2013 gran parte delle statue di Lenin in Ucraina era rimasta in piedi. Durante l'Euromaidan tra il 2013 e il 2014, la distruzione delle statue del politico sovietico divenne un fenomeno di diffusione nazionale e le venne dato il soprannome con cui è nota.[2] Talvolta il Leninopad viene considerato il più grande movimento di rovesciamento di statue della storia.[3]
Storia
modificaLa demolizione dei monumenti a Lenin in Ucraina è avvenuta in quattro tappe. Durante gli anni 1990, più di 2000 monumenti a Lenin furono demoliti in Galizia e in Volinia, nella parte ovest del paese.[4] A cavallo degli anni 1990 e 2000, più di 600 monumenti furono rimossi nelle aree centrali e occidentali del paese, durante la rivoluzione arancione. Tra il 2005 e il 2008, durante la presidenza di Viktor Andrijovyč Juščenko altre 600 statue vennero demolite soprattutto nelle aree centrali. Infine, l'ultima fase ebbe inizio tra il 2013 e il 2014, dopo l'Euromaidan e il rovesciamento del presidente Viktor Fedorovyč Janukovyč, quando la maggior parte dei monumenti rimasti fu distrutta.[3][4]
Anni 1990 e 2000
modificaLa prima ondata delle demolizioni dei monumenti a Vladimir Il'ič Ul'janov avvenne in Ucraina occidentale tra il 1990 e il 1991. Il primo agosto del 1990, a Červonohrad, venne demolito per la prima volta un monumento a Lenin nell'Unione Sovietica.[5] Sotto la pressione popolare il monumento fu smantellato, ufficialmente con lo scopo di spostarlo da un'altra parte. In quello stesso anno, dei monumenti leniniani furono smontati a Ternopil', Kolomyja, Nadvirna, Boryslav, Drohobyč, Leopoli e altre città della Galizia.[6] Nel 1991, con la dissoluzione dell'Unione Sovietica, venne smantellato il monumento alla rivoluzione d'ottobre che si trovava nella piazza dell'Indipendenza di Kiev. Nel 1991, in Ucraina c'erano 5500 monumenti dedicati a Lenin, un numero notevole se paragonato alle 7000 statue in Russia e alle poche centinaia in ciascuna delle ex repubbliche sovietiche.[7][8]
Dopo l'Euromaidan
modificaNel 2013, in Ucraina c'erano ancora 2250 monumenti dedicati al rivoluzionario russo.[9] L'8 dicembre del 2013, il Monumento a Lenin situato nella piazza Bessarabia, a poche strade dalla piazza dell'Indipendenza di Kiev, venne distrutto da un piccolo gruppo di militanti.[7] Secondo il fotocronista Niels Ackermann, "le persone ci si sono fiondate, lo prendevano a calci con una ferocia incredibile, sembrava il muro di Berlino".[10] L'indomani, il basamento ricoperto di etichette e adesivi venne fotografato mentre era sormontato dalla bandiera rossa e nera dell'Esercito insurrezionale ucraino e dalla bandiera europea.
Il movimento crebbe e si espanse attraverso il paese, anche in risposta alla violenza subita dai manifestanti tra il 18 e il 20 febbraio del 2014.[2] Il 21 febbraio del 2014, la statua della piazza della cattedrale di Žytomyr venne rovesciata da alcuni militanti nazionalisti del Settore destro (Pravyj Sektor) accompagnati dalla gente del posto.[11] Tra il febbraio del 2014 e il dicembre del 2015, 700 monumenti vennero distrutti. Nei due anni che seguirono la rivoluzione dell'Euromaidan, quasi mille statue vennero rovesciate dai loro piedistalli. Come reazione all'annessione della penisola della Crimea alla Federazione russa, il più grande monumento rimanente a Vladimir Il'ič Ul'janov nel territorio non occupato dagli indipendendisti del Donbass,[12] il Monumento a Lenin a Charkiv (alto 20,2 metri), venne abbattuto il 28 settembre del 2014 dopo essere stato ricoperto di simboli nazionalisti e neonazisti da un pugno di militanti dai volti mascherati.[13] Il ministro dell'interno, Arsen Avakov, chiuse l'inchiesta aperta per vandalismo e dichiarò: "Lenin? Lasciamolo cadere. Finché nessuno si fa male. Finché questa feccia d'idolo comunista non allunga la lista delle sue vittime".[12][14]
Il 4 ottobre del 2014, a Zaporižžja, la grande statua di Lenin alta venti metri venne rivestita con una vyšyvanka gigante. Si trattava di un'idea del giornalista Jurij Hudymenko, che vedeva in ciò un modo per "ucrainizzare Lenin".[15] Il 17 marzo del 2016, il monumento fu smantellato. Nel 2015, a Odessa, lo scultore locale Oleksandr Milov rimodellò una statua del politico russo tramutandola in Dart Fener, il celeberrimo antagonista della saga cinematografica di Guerre stellari.[16][17]
Il 9 aprile del 2015, il parlamento ucraino approvò un disegno di legge sulla decomunistizzazione.[18] Il 15 maggio 2015, il presidente dell'Ucraina Petro Oleksijovyč Porošenko firmò questo disegno di legge che diede inizio a un periodo di sei mesi per la rimozione dei monumenti comunisti (tranne quelli della seconda guerra mondiale) e la ridenominazione obbligatoria degli insediamenti con dei nomi legati al comunismo (come Dnipropetrovs'k che divenne Dnipro).[19][20][21]
Il 16 gennaio del 2017, l'Istituto ucraino della memoria nazionale annunciò che 1320 monumenti a Lenin erano stati smontati durante la decomunistizzazione.[22][23] La maggior parte si trovava nelle regioni di Vinnycja e Chmel'nyc'kyj.[24] Al febbraio del 2019, secondo The Guardian, le due statue erette nel villaggio di Černobyl', nella zona di alienazione, erano le ultime a rimanere in piedi nello spazio pubblico in Ucraina[25] (escludendo quelle nella Crimea annessa dalla Russia e nelle autoproclamatesi repubbliche di Donec'k e Luhans'k nel Donbass, tra cui quella situata nella piazza Lenin di Donec'k).[26] Nel 2020 si procedette allo smantellamento di altri 11 monumenti, mentre una statua situata nel villaggio di Zaliznyčne venne trasformata in un monumento in onore dei migranti bulgari.[27] L'anno successivo ci furono altri 13 abbattimenti, inclusi i monumenti situati nei villaggi di Kalčeva e Holycja.[27]
Reazioni
modificaNel gennaio del 2015, V"jačeslav Anatolijovyč Kyrylenko, il ministro della cultura, annunciò che i monumenti che onoravano il comunismo sarebbero stati rimossi dalle liste del patrimonio culturale e che il suo ministero avrebbe incoraggiato lo smantellamento di detti monumenti.[28] In aprile, il parlamento votò il bando dei simboli del comunismo e del nazismo, obbligando dunque le autorità locali a procedere allo smantellamento.[18]
Il Leninopad e il processo di decomunistizzazione che ne derivò suscitarono dei dibattiti accesi nella società ucraina. Nel contesto dell'invasione russa del 24 febbraio 2022, il movimento di decomunistizzazione si allargò portando a un processo di derussificazione, segnato in particolare dallo smantellamento delle statue del poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin oppure del Monumento ai fondatori di Odessa, che ricordava la zarina Caterina II.[29]
Opposizione
modificaNella stessa Ucraina, lo smantellamento delle statue divide l'opinione pubblica. Alcuni mesi prima della sua demolizione nel settembre del 2014, il monumento charkivita era stato protetto da alcuni gruppi filorussi, dei membri del Partito Comunista, del Partito Socialista e pure dei veterani della grande guerra patriottica e della guerra in Afghanistan.[30]
Il fenomeno rivela delle linee di frattura della società ucraina. Gli oppositori del Leninopad hanno delle motivazioni varie, che vanno dal comunismo all'opposizione di quello che viene percepito come del vandalismo, fino alla semplice nostalgia per una figura familiare nel paesaggio.[3] Alcuni non vogliono vedere l'Esercito insurrezionale ucraino, la cui memoria è contestata dal suo sostegno al terzo Reich nel 1944, essere onorato su certi basamenti vuoti.[3] La sostituzione delle statue di Vladimir Il'ič Ul'janov con dei monumenti ai nazionalisti ucraini, tuttavia, è solo occasionale. Molti piedistalli sono occupati da installazioni artistiche, dei vasi di fiori oppure da statuette religiose.[3] La maggior parte dei piedistalli viene lasciata vuota, per mancanza di mezzi o d'interesse.
Durante l'invasione russa dell'Ucraina del 2022, molte di queste statue leniniane, che erano state abbattute dagli attivisti ucraini, furono erette nuovamente dagli occupanti russi nelle aree da loro controllate nell'est e nel sud del paese.[29][31] Per esempio, la statua di Lenin a Heničes'k, che era stata divisa in tre parti nel 2015, venne riassemblata il 18 aprile del 2022, dinnanzi al palazzo governativo della regione di Cherson.[32]
Note
modifica- ^ Mychajlo Alandarenko, Ucraina, piovono statue di Lenin, su Treccani, 9 dicembre 2014. URL consultato il 2 settembre 2024.
- ^ a b (EN) Emily Channell-Justice, Without the State: Self-Organization and Political Activism in Ukraine, University of Toronto Press, 3 ottobre 2022, ISBN 978-1-4875-0976-7. URL consultato il 4 settembre 2024.
- ^ a b c d e (FR) Pierre Sautreuil, «En mettant à bas les statues de Lénine, les Ukrainiens ont redéfini leur rapport à l'Histoire», su LEFIGARO, 11 giugno 2020. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ a b (UK) Pavlo Podobed, Від ленінізму до ленінопаду, in Радіо Свобода, 1º gennaio 2015. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ (UK) Перший Ленін впав 1990 року: як скидали ідола комунізму, su Gazeta.ua, 7 dicembre 2018. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ (UK) Volodymyr Semkiv, Падай, Леніне, падай, su Збруч, 10 agosto 2015. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ a b (FR) Anne Dastakian, A la recherche du Lénine perdu, su www.marianne.net, 4 novembre 2017. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ Kozyrska 2016, p. 132.
- ^ Aasland e Kropp 2022, p. 56.
- ^ (FR) Veronika Dorman, Niels Ackermann : «Chaque Ukrainien a quelque chose à dire sur Lénine», su Libération, 6 luglio 2017. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ (EN) Charlotte Alfred, Good Bye, Lenin! Protesters Topple Soviet Statues Across Ukraine, su HuffPost, 24 febbraio 2014. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ a b Abbattuta la statua di Lenin più grande d'Ucraina, su ilGiornale.it, 29 settembre 2014. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ (UK) Харків повалив Леніна офіційно. Провокаторів попередили: до пам’ятника - зась, su Українська правда, 28 settembre 2014. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ (FR) VIDÉO - Ukraine : une statue de Lénine déboulonnée, su LEFIGARO, 29 settembre 2014. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ (FR) Sébastien Gobert, A Zaporijia, la statue de Lénine déguisée plutôt que déboulonnée, su Libération, 19 ottobre 2014. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ Jurčuk 2023.
- ^ (FR) Hugo-Pierre Gausserand, Star Wars : une statue de Lénine transformée en Dark Vador, su Le Figaro, 23 ottobre 2015. URL consultato il 30 novembre 2023.
- ^ a b (EN) Ukraine to rewrite Soviet history with controversial 'decommunisation' laws | World news | The Guardian, su web.archive.org, 16 maggio 2015. URL consultato il 14 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2015).
- ^ Kozyrska 2016, p. 137.
- ^ Aasland e Kropp 2022, p. 75.
- ^ (UK) Порошенко підписав закони про декомунізацію, su Українська правда, 15 maggio 2015. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ L'Ucraina demolisce il comunismo: demolite 1300 statue di Lenin, su ilGiornale.it, 28 dicembre 2016. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ (UK) Під час декомунізації в Україні «повалили» 1320 Ленінів і встановили 4 пам’ятники Бандері, su web.archive.org, 18 gennaio 2017. URL consultato il 3 settembre 2024 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2017).
- ^ Kozyrska 2016, p. 133.
- ^ (EN) Malcolm Borthwick, Revisiting Chernobyl: 'It is a huge cemetery of dreams', in The Guardian, 28 febbraio 2019. URL consultato il 2 settembre 2024.
- ^ Kozyrska 2016, p. 140.
- ^ a b Carrattieri 2022, p. 30.
- ^ (UK) Урядовий портал :: Демонтаж пам'яток радянським діячам буде підтримано на офіційному рівні, - В'ячеслав Кириленко, su web.archive.org, 14 marzo 2016. URL consultato il 15 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2016).
- ^ a b La guerra delle statue: a Melitopol torna Lenin. E Odessa vuole abbattere Caterina la Grande, su ilGiornale.it, 6 novembre 2022. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ La grande statua di Lenin abbattuta a Kharkiv, su Il Post, 29 settembre 2014. URL consultato il 15 marzo 2023.
- ^ (EN) Luke Harding, Back in the USSR: Lenin statues and Soviet flags reappear in Russian-controlled cities, in The Observer, 23 aprile 2022. URL consultato il 14 marzo 2023.
- ^ Carrattieri 2022, p. 31.
Bibliografia
modifica- (EN) Aadne Aasland e Sabine Kropp, The Accommodation of Regional and Ethno-cultural Diversity in Ukraine, Springer Nature, 21 settembre 2021, pp. 55-56, ISBN 978-3-030-80971-3. URL consultato il 4 settembre 2024.
- (EN) Niels Ackermann e Sébastien Gobert, Looking for Lenin, London, FUEL Publishing, 2017.
- Mirco Carrattieri, "Arvèdres Lenin. Il busto di Cavriago e l’abbattimento dei monumenti comunisti", in E-Review, n. 8-9, Istituti Storici dell'Emilia-Romagna in rete, luglio 2022.
- (UK) Оleksandra Hajdaj, Kam"janyj hist'. Lenin u Central'nij Ukraïni. Vydannja druhe (Кам'яний гість. Ленін у Центральній Україні. Видання друге), Kyïv, K. I. S., 2018.
- (FR) Julija Jurčuk, "Dé-canonisation du passé soviétique: abject, kitsch et mémoire en Ukraine", in Sarah Gensburger e Jenny Wüstenberg (dir.), Dé-commémoration : Quand le monde déboulonne des statues et renomme des rues, Paris, Fayard, 2023, pp. 128-134.
- (EN) Antonina Kozyrska, "Decommunisation of the Public Space in Post-Euromaidan Ukraine", in Polish Political Science Yearbook, 1, 2016, pp. 130-144.
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