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Infanzia

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Giochi d'infanzia (Ralph Hedley, The Tournament, 1898)[1]

L’infanzia è il periodo della vita di un individuo umano che inizia con la nascita e termina con la preadolescenza.

Il termine infante deriva dal latino infans[2], che significa 'muto', 'che non può parlare'. Il termine infans deriva dal verbo fari, presente nel latino arcaico e prima ancora nel greco antico φημί (fēmì), con il medesimo significato di parlare (contenuto nella radice fa-/fe-), soprattutto in senso solenne. Congiunto al prefisso in, che in latino ha valore di negazione, il termine descrive appunto quella situazione in cui si è impossibilitati a parlare. In passato, infatti, questo termine si riferiva esclusivamente al periodo intercorrente tra la nascita e la comparsa del linguaggio. Solo successivamente, per estensione, questo termine ha assunto anche il significato di periodo della vita di un individuo fino all'insorgenza dei primi segni della pubertà.

Significato nella storia

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Vincenzo Foppa, Fanciullo che legge Cicerone (1464), Wallace Collection, Londra

Data l'etimologia della parola, il termine era in passato utilizzato esclusivamente per identificare quel periodo della vita di un individuo che va dalla sua nascita al pieno utilizzo della ragione: per questo motivo fino al Medioevo il periodo dell'infanzia si riteneva terminasse intorno ai 7 anni di età del bambino.

Durata dell'infanzia

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Il periodo dell'infanzia dura all'incirca dalla nascita fino ai 13 anni di età. Vengono individuate tre fasi:[3]

  • prima infanzia: fino ai 2 anni, periodo in cui i bambini possono frequentare l'asilo nido oppure restare con i genitori;
  • seconda infanzia: dai 3 ai 6 anni, periodo in cui i bambini possono frequentare la scuola dell'infanzia che non è ancora obbligatoria;
  • terza infanzia: dai 6 anni fino all'inizio dello sviluppo puberale, periodo in cui i bambini hanno l'obbligo di istruzione, generalmente con l'ingresso in una scuola o, per scelta dei genitori, in istruzione parentale.

Prospettive culturali

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Nell’immagine dell’infanzia possono esservi varie differenze tra le varie culture. Al riguardo sono stati proposti due modelli di culture fra i tanti possibili:

  • culture individualistiche, enfatizzerebbero l'indipendenza dell'individuo. I bambini vengono educati all'autonomia, all'assertività e alla realizzazione personale. Ad essa apparterrebbero i paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti.[4]
  • culture collettivistiche, enfatizzerebbero la dipendenza reciproca. I bambini sono educati ad apprezzare la lealtà, la fiducia e la collaborazione e sono portati ad anteporre la conformità sociale agli obiettivi individuali. Questa sarebbe maggiormente presente nelle nazioni asiatiche e nelle società africane.[4]

Anche nel corso della storia sarebbero stati adottati approcci diversi a seconda delle epoche. Nel Medioevo sarebbe prevalsa una concezione del bambino come adulto in miniatura.[5] La visione del bambino come vittima si rifarebbe pure all'epoca antica e medioevale.[6] Oggi invece il bambino sarebbe teoricamente un essere con dei diritti e un proprio status.[7]

Difesa dell'infanzia

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Nel periodo dell'infanzia, esistono numerose fonti di rischio per il corretto sviluppo del bambino. In questo periodo, infatti, si generano la maggior parte delle condizioni che determineranno la corretta formazione di un individuo sano. A titolo di esempio, nel periodo dell'infanzia si può sviluppare una serie di problematiche relative al non corretto sviluppo psicosessuale. Ulteriore rischio degno di nota per la buona crescita dell'individuo è la pedofilia. Un bambino che è stato vittima di abusi sessuali, infatti, potrebbe avere problemi notevoli nel rapportarsi al sesso in età adulta, oltre al trauma psicologico che segue immediatamente l'atto di violenza.

Un altro problema proprio del periodo infantile, ma tuttora mantenuto quasi esclusivamente nelle aree sottosviluppate dei paesi poveri, è il lavoro infantile. Quest'ultima è una situazione problematica in quanto nega di fatto quel diritto all'infanzia che dovrebbe essere proprio di ogni bambino.

In questi paesi esiste anche un'ulteriore problematica relativa all'infanzia: la mortalità infantile. I bambini, infatti, a causa della loro minore resistenza alle avversità, sono spesso le principali vittime di condizioni di vita pessime.

Nel 1874 fu istituito a New York la prima società per la prevenzione della crudeltà verso i bambini mutuata dalla precedente società per la protezione degli animali.

Per regolamentare quest'ambito ponendo particolare attenzione alla difesa dell'infanzia, sul piano internazionale è stato stipulata una convenzione delle nazioni unite chiamata Convenzione Internazionale sui diritti dell'Infanzia Sempre in ambito internazionale le nazioni unite hanno al loro interno un'agenzia specifica per i problemi relativi all'infanzia: il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF).

Prima del '900, il bambino era percepito come un individuo da rendere adulto il prima possibile e non era valorizzato questo periodo della vita. A seconda della classe sociale le visioni erano diverse, per quanto riguarda le classi più agiate il bambino era circondato da parenti che avevano un ruolo ben definito nella sua vita mentre nelle classi contadine o proletarie, oltre all'elevato grado di mortalità infantile, nella maggior parte dei casi fin dai primi anni di vita l'infante era spinto a lavorare.

La crescente necessità di avere una classe operaia specializzata e il bisogno di creare senso nazionale spinse lo stato ad investire sull'istruzione pubblica, posticipando l'entrata nel mondo del lavoro per i giovani. Alcuni pensatori del socialismo umanitario (Proudhon, Fourier) sostenevano che l'infanzia andasse salvata. Fin dai tempi di Rousseau, l'infanzia era vista nella letteratura come un momento d'innocenza. Contro questa posizione si schierò Freud che cercò di dimostrare come nel bambino vi fossero i germi di tutte le perversioni dell'età adulta.

  1. ^ Scaricalasino, su treccani.it.
  2. ^ Etimologia del termine da www.etimo.it
  3. ^ Infanzia, su treccani.it. URL consultato il 6 maggio 2020.
  4. ^ a b La distinzione tra i due orientamenti non ha carattere assoluto, possono infatti coesistere all'interno della stessa cultura. Questa differenza può essere spiegata prendendo in considerazione lo stato socioeconomico dei due gruppi di paesi: nell'Ovest competitivo sarebbe fondamentale avere successo, fare un continuo confronto, viceversa nelle povere comunità africane la collaborazione sarebbe più fondamentale: non si può ottenere molto da soli e dunque è importante contribuire al bene comune ( Rudolph Schaffer, Psicologia dello sviluppo, Raffaello Cortina Editore, ISBN 978-88-7078-963-8.)
  5. ^ come dice Philippe Ariès "non esisteva l'idea d'infanzia; questo non significa che i bambini fossero trascurati, abbandonati o disprezzati. L'idea di infanzia non deve essere confusa con l'affetto per i bambini; corrisponde alla consapevolezza della natura specifica dell'infanzia, quella natura che distingue il bambino dall'adulto e dal giovane." Il bambino dunque era considerato come un adulto, una specie di versione in scala e trattato allo stesso modo. Con l'adulto si condividevano anche le attività e il lavoro, infatti l'età cronologica non era un segnale importante come lo è adesso, ma piuttosto si guardava alla forza e alla capacità del bambino di contribuire alla sopravvivenza della famiglia.
  6. ^ Il bambino sarebbe stato sempre di più vittima di maltrattamenti a causa del mancato controllo delle autorità ma soprattutto a causa del fatto che il bambino è considerato proprietà legale del padre, che aveva il controllo assoluto sulla sua vita.
  7. ^ La concezione per cui i bambini non esistono per soddisfare le esigenze degli adulti sarebbe un'idea recente. Secondo la Convezione delle Nazioni Unite i bambini sarebbero innocenti, vulnerabili e dipendenti, curiosi, attivi e pieni di speranze. Devono vivere felici e in pace, e crescere dedicandosi al gioco e allo studio..

Voci correlate

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